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Database Management System & DBMS

Storia dell’informatica nelle organizzazioni

Le aziende iniziano a far uso di automatismi e macchinari già prima dell’arrivo dei computer, ad esempio agli inizi del 1900 si utilizzavano macchine per organizzare l’anagrafe mediante schede ordinate e meccanismi di selezione, o per sintetizzare informazioni e conti, come ad esempio le Tabulating o Accounting Machines.

L’International Business Machines, IBM, nasce proprio in questo settore: inizialmente vendeva sistemi per le fatturazioni, che venivano fatte migliaia di volte al mese; vi erano quindi sistemi di produzione di fatture, ma non di gestione: non si facevano statistiche e non c’era un luogo dove memorizzare grandi volumi di dati.

A metà degli anni 30 e degli anni 40, tre gruppi di lavoro principali lavorano sui calcolatori elettronici programmabili: Alan Turing in Inghilterra, con l’obiettivo di realizzare un sistema di crittazione per scopi bellici, Konrad Zuse in Germania (da alcuni reputato il vero inventore del calcolatore elettronico) e John von Neumann con il team dell’ENIAC in America. Gli americani in particolare hanno avuto il merito, dopo la guerra, di vedere un ruolo dei calcolatori all’interno delle organizzazioni e di introdurli quindi in questi ambienti.

Il concetto di calcolatore programmabile è però antecedente a questo periodo: già nella metà del 1800 Charles Babbage aveva ideato una macchina meccanica per eseguire i calcoli, il “motore differenziale”. Questa macchina era però affetta da problemi meccanici e non venne mai realizzata da Babbage (una produzione secondo i progetti originali venne completata nel 1991, Science Museum in London). Babbage progettò in seguito il “motore analitico”, una macchina ancora più complessa, che utilizzava schede perforate, e che era in grado di essere programmata a piacimento. Disponeva di unità aritmetica, controllo di flusso e memoria: era il primo progetto di un calcolatore Turing-completo.

Alla fine degli anni 50 si intuì che il calcolatore poteva essere usato nell’impresa e la pubblica amministrazione, la cui organizzazione soffriva a causa delle enormi quantità di dati. A causa dei costi elevati, solo le grandi organizzazioni e centri di ricerca (come quello spaziale) e l’esercito potevano permettersi un calcolatore.

Negli anni 60 l’informatica entra finalmente nelle aziende in maniera diffusa anche grazie al ruolo di IBM, che sviluppa il primo mainframe, il System/360 (1964), progettato per avere una diffusione molto ampia nelle organizzazioni medio/grandi di quel periodo.

In quell’epoca anche in Italia vi era una produzione di calcolatori elettronici per le organizzazioni, grazie ad Olivetti. Quest’azienda era composta da due gruppi di lavoro: a Pisa si effettuava la progettazione concettuale e fisica della macchina, ad Ivrea vi era il polo commerciale di vendita ed interazione col cliente. Lo sviluppo dei calcolatori, in quest’epoca, era una sfida e un’avventura, poiché’ non esistevano ancora processi di sviluppo che garantivano la realizzazione di macchine ad elevata usabilità.

Col tempo queste tecnologie si diffusero e il calcolatore divenne un mezzo con cui gestire tutte le informazioni codificabili.

Oggi, rispetto a 40 anni fa, l’informatica è cambiata molto. Ci sono stati molti miglioramenti rispetto al tempo delle schede perforate, ma purtroppo ci sono anche stati inevitabili problemi derivanti dal cambiamento che l’innovazione richiedeva. Attualmente ogni volta che introduciamo un cambiamento bisogna fare i conti con le tecnologie esistenti (legacy), spesso mal documentate o non documentate affatto, prevedere delle integrazioni e tempi di migrazione, scontrarsi con la resistenza degli utenti.

Nell’organizzazione aziendale vi è una spinta al continuo uso dei calcolatori per varie ragioni. Le più impellenti sono le enormi quantità di dati da gestire, spesso informazioni non strutturate, e la necessità di eseguire calcoli ripetitivi o complessi.

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